La fatica ad uscire da un rapporto "malato" la può comprendere solo chi ha provato questa esperienza sulla propria pelle.
Grazie a un'amica, dotata di un'intelligenza sopraffina e di un'ottima capacità di analisi, la ragazza di cui vi voglio parlare sta lentamente aprendo gli occhi sul narcisista della storia che la riguarda e sta iniziando a vivere la sua dote empatica in maniera costruttiva e non più psicologicamente destabilizzante.
Oggi, come a un incontro di alcolisti anonimi, inizia a contare i giorni del distacco. E più i giorni passano e più si capacita della sua forza interiore e dell'importanza di avere un equilibrio mentale. Un equilibrio fondato su una serenità di intenti nell'approccio con il prossimo.
I sensi di colpa indotti dal narcisista, iniziano a fare posto a una crescente autoconsapevolezza di non essere "sbagliati" e di avere un diritto (altrettanto importante a quello del narcisista) di affermare le proprie idee e, ancora più, le proprie emozioni.
La paura del "confronto" inizia a scemare e con lei, in maniera inversamente proporzionale, cresce il livello di autostima.
Lungi da me dispensare psicologia da quattro soldi e salire in cattedra, quanto invece essere solo una portavoce della lenta e faticosa "uscita dal tunnel della dipendenza" di questa ragazza, in modo che possa servire, a chi ancora fatica a crederci, che tutto è possibile.
"Ci sono due giorni all'anno in cui non si può fare niente. Uno si chiama ieri e l'altro si chiama domani, perciò, oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere!”
- Dalai Lama -