venerdì 10 febbraio 2017

Ritorno all'età della pietra

Ho la tendenza a riempire di significato gesti e parole. Come se tutto dovesse avere un senso. Come se "dietro" ci dovesse poi essere il paese delle meraviglie.
Poi arriva un giorno in cui il cuore lascia spazio alla mente e si ritorna a pensare lucidamente.
I rapporti si sono evoluti: si comunica di più ma si parla di meno.
Paradossalmente il telefono ha perso di significato; si è tornati alla scrittura. Ma una scrittura primordiale e a tratti infantile, fatta di simboli e disegni, sicuramente intuitiva, ma povera di emozioni.
"L'attesa del piacere è essa stessa piacere": ignoro chi ne sia l'autore. Inflazionata in pubblicità, è una frase che comunque mi affascina per la sua semplicità e per la verità sottesa.
Una frase però, che nel ritorno all'età della pietra, ha perso di valore.
Nessuno ha ne tempo ne voglia di aspettare. Le due spunte blu di whatsapp sono il succo della ricerca della felicità.
Il bacio con il cuore è la carezza del XXI secolo. Gli emoticons diventeranno un giorno personalizzabili con una nostra immagine, dalle mille smorfie.
E non si parla di un cambio generazionale, ma di un cambio globale di mentalità.
Giovani e anziani, e "quelli della terra di mezzo" come me, sono contaminati dal cambiamento.
È forse venuta meno la voglia di interagire? Perché, dati alla mano, non sembra proprio che si riesca a stare fermi. Le statistiche del 2016 sono impressionanti e in continua crescita: circa 216 mila foto condivise ogni 60 secondi su Facebook Messanger, circa 400 ore di nuovi video caricati ogni minuto su Youtube, quasi 7 milioni di video visti al minuto su Snapchat.
Chi ha più tempo di parlare in senso stretto?

Darwin scrisse dell'evoluzione della specie; un tema ancestrale e attuale al tempo stesso: solo chi si adatta sopravvive.
Ma un ragionamento del genere potrà valere anche per i sentimenti e le emozioni?
Io faccio fatica ad adeguarmi, una fatica enorme.
Non nego di usare anch'io il nuovo simbolismo e i nuovi strumenti di comunicazione ma, appena posso, torno volentieri alle vecchie abitudini.
Ascoltare il suono delle parole, mischiare i pensieri propri e altrui nella stessa frase, lasciare che momenti di silenzio e imbarazzo si inseriscano nella conversazione e percepire dal timbro della voce il sorriso dell'altro interlocutore; un sorriso che si vede ascoltando.

Disillusa o inguaribile sognatrice?

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